C’è quell’attimo in cui ti accorgi che hai lasciato indietro un pezzo di lavoro e devi riprenderlo. Non ne hai voglia, conosci già le problematiche di quel progetto, lavoro, evento, è già visto.
Scorrono immagini e foto in velocità e poi ti accorgi tra le 2365 foto scattate il primo di maggio che una l’avevi esclusa perché era sbagliata. Il dio della fotografia l’aveva scagliata giù dalla rupe del tasto X.
Io le tengo tutte le foto che scatto, o che scatta chi lavoro per me. Sono come figli, non posso disfarmene.
Consegno 500 foto per raccontare 12 ore di matrimonio, ma non contento concedo sempre la visione dello scattato. Anche se mostro i miei errori, ciò che si poteva fare meglio. Nascondo in realtà parte dell’amore che ho. Nascondo parte di quel sogno ad occhi aperti che gli sposi mi fanno vivere. Sono coinvolto anche io. Non in parte. Mi posso nascondere dietro la parola professionalità. Mostro l’amore che vorrei… che desidero, che grazie a Dio ricevo.
La foto sbagliata che ora è tornata è qui e nella sua sbagliatezza mostra la bellezza che si sente in questa canzone di Vecchioni… bello continuare a sognare, bello continuare a sperare, anche oltre al baratro del tasto X
Di foto sbagliate ce ne saranno sempre tante e alcune le ritroverò quando lo vorranno loro… se le foto non portano un po’ di vita a che servono?
i limiti e poi…
Bene, volevo solo dire che conosco un musicista compositore che mi ha sempre affascinanti molto, quando si esibisce ha crisi di panico, parla in modo emotivamente instabile si sente sempre fuori posto eppure è un grande compositore. Ad un suo concerto mostrò la sua fragilità a parole e la sua infinita abilità nel suono del suo pianoforte. Quella sera, ho capito che la vita è un casino, ma questo lo sapevo già. Sapevo che i miei errori, forse a quei tempi ne commettevo di meno, potevano diventare i primi punti di autostima e di forza e di bellezza per chi stava con me, insieme a me potete trovare clienti, amici, figli, moglie. Tranquilli non è una graduatoria. Ebbene si. Infatti tutto ciò che il musicista mi trasmesse fu che il suo limite era diventato il suo primo punto di forza, lo portava al pianoforte. Lo premeva tutti i secondi che accarezzava la tastiera.
Tutto questo non è senza fatica, ma è immensamente bello.
Ho finito, basta, torno zitto a cercare foto da non buttare… la prossima volta scrivo a colori!