
Mariangela Andrea sposi in Padova
Ho deciso che questa è la prima foto che voglio raccontare. In un sito come questo, si viene travolti da immagini e se siete arrivati fino a qua siete stati bravi. Vi ringrazio per avermi guardato, spero d’avervi raccontato chi sono. Non ho messo chi sono volutamente. A cosa serve? Con tutte queste foto, osservate il mosaico che ne esce e saprete chi sono.
Torniamo a quello che volevo dirvi di questa foto. Loro, gli sposi, sono arrivati fino in fondo. Hanno detto il loro SI. 3 volte. Da adesso in poi dovranno dirlo almeno una volta al giorno, per tutta la vita, altrimenti non so. Spero di fargli compagnia con queste immagini. La stessa compagnia di questa specie di grande abbraccio che tutte le persone presenti gli stanno dando. Un abbraccio per loro, per gli sposi. Lo vede l’abbraccio? Parte dal prete, arriva fino a quella signora con il vestito grigio e i capelli bianchi. Giuro che la signora c’era, non l’ho aggiunta in photoshop.
Quel giorno me lo ricorderò per sempre, ero agitato anche io. Ebbene era il primo matrimonio a cui presenziavo con una macchina fotografia, alcuni, ed erano ancora sobri, mi chiamavano anche fotografo.
Cerco di essere serio e vi dico perché sono affezionato a questa foto. Non avevo di certo la presunzione di sapere cosa stessi facendo. Certo “ISO auto”, diaframma aperto, metodo espositivo spot, ottica serie L, avevo tutto. Anzi avevo anche di più. Sapevo che ero in qualche modo lì per accompagnarli, sapevo cosa gli attendeva, le emozioni, le fatiche, le gioie di quel giorno, ero coinvolto come un fratello. Se guardavo la sposa non potevo notare una certa somiglianza con mia figlia Caterina.
Io sapevo perché conoscevo quello che accadeva. Poco dopo mi venne in mente, udite udite, Sant’Agostino che diceva “Si conosce solo ciò che si ama”. Praticamente mi ha fatto da assistente fotografo, proprio lui, proprio il Santo. Da lì in poi mi ha fatto compagnia, ho cominciato a fotografare ciò che amo, ho approfondito tanta di questa voglia di schiacciare tasti e di guardare il mondo attraverso un otturatore. Questa foto a me racconta che attraverso la fotografia posso amare quello che vedo. Posso conoscerlo meglio, un po’ come lo spazzino con la sua scopa, l’astronauta con la sua navicella spaziale.
Questo potrebbe essere l’inizio di una storia… C’era una volta un re, che aveva tre lavori, disse la figlia. Lei disse proprio così: sei tabaccaio, fotografo e papà. C’era una volta un re…






























